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A 125 anni dalla morte di Peter Mitterhofer: il falegname che inventò la macchina per scrivere

Esattamente 125 anni fa, il 27 agosto 1893, moriva Peter Mitterhofer, considerato uno degli inventori della scrittura meccanica tramite macchina per scrivere. Morì là dove era nato, nella sua Parcines, un piccolo paese della Val Venosta, in provincia di Bolzano. Oggi la località è nel cuore della produzione di mele ed è anche zona turistica grazie alle cascate, ai monti circostanti e al museo della scrittura meccanica a lui dedicato, ma a metà dell’800 doveva essere solo un gruppetto di case di allevatori e artigiani.

Le seguenti righe sono tratte dal capitolo “Gli inventori” del volume “Macchine per scrivere. Uomini, storie e invenzioni dalle origini ai giorni nostri”.

(…) Chiedersi come fu possibile che un falegname riuscisse ad inventare una macchina da scrivere, significa passare dal Mitterhofer artigiano al Mitterhofer musicista ed intrattenitore. Tra il 1864 e il 1869 Mitterhofer, servendosi di attrezzi alquanto rudimentali, costruì cinque modelli di macchine da scrivere, due realizzati prevalentemente in legno con caratteri che perforavano la carta e tre in metallo dotati di caratteri anch’essi metallici. Costruì la sua prima macchina da scrivere nel 1864, poco dopo il matrimonio con Marie Steidl.

Da buon falegname, egli realizzò la macchina interamente in legno, con la sola eccezione del cestello dei martelletti e delle leve dei caratteri, che erano di metallo. I tipi, non ancora inchiostrati, perforavano la carta tramite aghi fissati ai martelletti: ne derivava un effetto simile a quello della scrittura per ciechi. Anche nel modello seguente Mitterhofer impiegò caratteri perforanti. Tale “modello Dresda”, che prende il nome dal luogo in cui oggi è conservato, presenta ulteriori affinità con il precedente “modello Vienna 1864”, come ad esempio la cornice di legno, disposta sul cestello dei martelletti per mantenere teso il foglio, che verrà sostituita dal rullo. Il “modello Vienna 1864” è oggi privo dell’originaria cornice di legno. A partire da un ulteriore modello del 1866 Mitterhofer impiegò il rullo, nel quale i caratteri perforanti vengono sostituiti da caratteri di metallo. Un tampone fatto di setole inchiostrate, strofinate dai martelletti percossi, consentiva la colorazione delle lettere, che apparivano in nero sullo sfondo bianco della carta. Oggi possiamo solo cercare di ricostruire il modello del 1866, andato perduto, sulla base delle descrizioni fatte dall’inventore e delle dimensioni della sua custodia in legno. Seguirono il “modello Merano”, esposto nel Museo Civico della città omonima, e infine il capolavoro di Mitterhofer: il “modello Vienna 1869”, destinato a fungere da prototipo per la produzione in serie. Per presentare le sue invenzioni all’imperatore Francesco Giuseppe I, dal quale sperava di ottenere un sostegno economico, Mitterhofer portò a Vienna due suoi modelli: quello scomparso del 1866 e in seguito il “modello Vienna 1869”.

Nel suo primo appello chiese all’imperatore “di voler graziosamente prendere visione dell’apparecchio scrivente di nuova invenzione e di partecipare, con una piccola sovvenzione statale, alla realizzazione della stessa”. Fece presente, inoltre, che “l’oggetto in questione può dimostrare di per sé l’importanza dell’invenzione e del suo impiego pratico” e affermò di essere in grado di “realizzare un secondo apparecchio perfezionato, che potrebbe costituire il modello per la produzione industriale di simili macchinari”.

All’appello era allegata una dettagliata descrizione in cui Mitterhofer con grande lungimiranza elencava i potenziali utilizzatori della macchina da scrivere. Sfortunatamente i periti imperiali non intuirono il valore della sua geniale invenzione, che rimase chiusa in un armadio, inutilizzata. In occasione della sua prima visita a Vienna egli ricevette tuttavia una sovvenzione di 200 fiorini e altri 150 per la cessione del modello presentato nel 1869, che venne donato all’Istituto Politecnico. Nella valutazione eseguita da quell’istituto per la cancelleria del governo imperiale si affermava che “non è prevedibile un’effettiva applicazione dell’apparecchio” e che “esso non consentirebbe in alcun caso di raggiungere la stessa velocità e affidabilità garantita dalla scrittura tradizionale”. Immersa com’era nel turbinio dell’instabilità politica del tempo, l’Austria non riconobbe l’enorme potenziale dell’invenzione precorritrice di Mitterhofer, perdendo così l’occasione di debuttare sulla scena europea, e forse internazionale, nella produzione in serie delle macchine da scrivere.

 

In questo modo venne preclusa la fama al geniale inventore. Vista la deludente esperienza di Vienna al cospetto dell’imperatore, pare che Mitterhofer abbia deciso di abbandonare per sempre il capitolo delle macchine da scrivere. Trascorse gli ultimi vent’anni della sua vita da semplice artigiano, occupandosi anche dell’attività agricola del suo maso. Morì in solitudine nel 1893, un anno dopo la moglie, all’età di 71 anni. Solo trent’anni più tardi, per iniziativa del professor Granichstaedten-Czerva, studioso austriaco di Mitterhofer, fu collocata una lapide sulla sua tomba sita all’interno del cimitero parrocchiale di Parcines.

© Cristiano Riciputi e Domenico Scarzello. Foto scattate al Museo di Parcines, (o messe a disposizione del medesimo durante la stesura del libro), che si ringrazia per la disponibilità.

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